
Qui di seguito il testo della call e gli interventi scaturiti nella e dalla tavola rotonda dal titolo “Sfide, problemi e opportunità della sinologia oggi”, organizzata dal direttivo AISC 2019-2021 e tenutasi all’Università di Torino il 19 novembre 2021 all’interno del XVIII convegno AISC.
Contributi sul tema
Call for contributions
L’ascesa globale della Cina, unita ai suoi sforzi di espansione economica, politica e culturale di in un contesto di crisi complessiva da tempo conclamata nel cosiddetto mondo occidentale, ha contribuito a creare un inedito scenario di tensione e competizione che, all’interno di un sistema profondamente interconnesso, oggi alcuni chiamano “nuova guerra fredda”.
Da un lato l’atteggiamento assertivo del governo cinese con le sue azioni sempre più visibilmente autoritarie, dall’altro l’isterìa di chi in Occidente vuole ridurre la Cina a un semplice spauracchio reificato, minaccia esistenziale da cui guardarsi a ogni costo, sembrano limitare lo sviluppo di una riflessione più sofisticata e articolata all’interno della pubblica opinione.
Anche in Italia questa situazione ha determinato una crescita dell’interesse pubblico nei confronti della Cina e un conseguente ampliamento dell’informazione e delle conoscenze complessive intorno a questo paese, sebbene in misura non ancora adeguata alla centralità della potenza cinese nei processi mondiali che si vanno di giorno in giorno riconfigurando. Nel contempo, tuttavia, a un discorso sulla Cina guidato da principi di competenza e serietà, si affianca oggi un sempre più cacofonico rumore prodotto da visioni semplicistiche, ricostruzioni inaccurate, o semplicemente da versioni di parte, fondate su una logica manichea in cui Cina e Stati Uniti (identificati o meno con l’“Occidente”) indossano vicendevolmente i panni del “buono” e del “cattivo”.
A tutto questo si aggiunge un’altra sfida, che investe soprattutto gli studiosi, derivante dall’accresciuto impegno con cui il governo cinese, sfruttando i suoi apparati e le sue reti d’influenza, si incarica di sovrintendere alla produzione “corretta” dei discorsi sulla Cina, nello sforzo da un lato di diffonderne immagini in linea con le proprie visioni e interessi, dall’altro di limitare e contrastare le enunciazioni sui vari temi “sensibili” che minano le narrazioni ufficiali, non rifuggendo in certi casi dalla censura.
Come possono intervenire gli studiosi della Cina in un simile contesto? In quali modi possono contribuire alla diffusione di un sapere sulla Cina autonomo ma non asettico, specialistico ma anche capace di rivolgersi all’intera società, producendo conoscenze ampie, approfondite e articolate, che riflettano nel contempo le sensibilità personali degli studiosi corrispondendo ai principi di libertà accademica? E, in particolare, cosa può fare l’AISC, associazione che rappresenta, unendola in una comunità, la maggior parte degli studiosi di professione – attivi nel mondo accademico e non solo – in Italia, da un lato per salvaguardare la libertà di ricerca da ingerenze esterne, dall’altro per promuovere una più incisiva presenza nella sfera pubblica? In che modo può contribuire a proporre approcci condivisi per favorire la diffusione, dentro e fuori dalle aule, di un sapere sulla Cina in grado di affrontare, in modo consapevole, i nodi più controversi nella produzione e nella trasmissione della conoscenza sulla Cina?
Ritenendo importante stimolare la discussione di queste questioni, il direttivo dell’AISC promuove una tavola rotonda, che avrà luogo in occasione del prossimo convegno biennale di Torino, invitando tutti gli associati che lo desiderino a partecipare con la presentazione di un breve intervento (dieci minuti), focalizzato su uno o più temi fra quelli di seguito proposti:
- Come elaborare strumenti metodologici utili a garantire la diffusione, fra gli studenti di ogni livello di cinese, di un sapere critico, aperto al dialogo e alla tolleranza, accrescendo la consapevolezza delle questioni etiche e politiche che investono oggi più che mai la costruzione di tale sapere?
- Come affrontare le sempre più numerose costruzioni di propaganda di varia provenienza che ruotano oggi attorno all’oggetto Cina ora che la conoscenza sulla Cina inizia a rivestire un’inedita centralità nella sfera pubblica?
- Quali esperienze e pratiche possono essere utili nella ricerca, in particolare sui temi che vengono identificati come più sensibili e controversi nell’interazione accademica, con gli studenti e con il mondo esterno?
- Come promuovere la trasparenza e il reciproco rispetto nel rapporto fra studiosi e istituzioni pubbliche cinesi, all’interno dei vari programmi di cooperazione culturale, anche con riferimento all’azione degli Istituti Confucio?
- Quali forme di intervento immaginare per far sì che la ricerca degli studiosi abbia una presenza e un impatto non solo all’interno dei domini specialistici, ma anche nella società nel suo complesso?
È possibile partecipare alla discussione sul tema
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